Come si finanzia l’Unione Europea? Dove e come vengono reperiti i fondi utilizzati per sostenere le proprie iniziative, negli ambiti di interesse comune degli Stati Membri? La risposta è il Bilancio Annuale dell’UE: si tratta di un documento chiaramente fondamentale per mantenere quella promessa “di fornire in modo più efficiente alcuni beni pubblici necessari alla sopravvivenza ed alla crescita dei cittadini europei”, come ci ha raccontato Fabio Masini in un suo editoriale su queste pagine. Scopriamo qualche dettaglio in più.

Bilancio UE: le basi

Similmente al bilancio di ogni stato membro, il bilancio UE è redatto sia in termini di competenza che di cassa: il primo fissa gli “impegni”, ossia l’ammontare delle spese che l’Unione prevede di dover pagare nel periodo di riferimento. Il secondo invece calcola i “pagamenti” che effettivamente verranno liquidati. Per il 2019, il bilancio vale 165,8 miliardi di euro (+3,2% rispetto al bilancio per il 2018) di impegni e 148,2 miliardi di euro di pagamenti. Sono cifre che possono sembrare elevate, ma che rappresentano “solamente” l’1% circa del PIL europeo, e che vanno rapportate alle dimensioni tipiche di un bilancio pubblico, per esempio del bilancio italiano (nell’ordine degli 800 miliardi).

Il bilancio annuale è soggetto alle limitazioni del quadro finanziario multiannuale ovvero un bilancio di lungo termine (che dura 7 anni) e viene approvato attraverso una procedura democratica. Inizialmente, la Commissione Europea, l’organo esecutivo (il “governo”) dell’Unione, propone una bozza, che viene successivamente approvata dal Consiglio dell’UE – dove siedono tutti i capi di governo dei paesi membri – e dai deputati al Parlamento europeo, eletti direttamente dai cittadini. Quest’anno l’accordo tra Parlamento e Consiglio ha richiesto una lunga trattativa, incentrata sul riutilizzo dei fondi non spesi. In caso di mancato accordo, si sarebbe corso il rischio di finire nel sistema dei “dodicesimi provvisori”, una sorta di bilancio automatico in cui in ogni mese si spende non più di un dodicesimo degli stanziamenti di bilancio dell’esercizio precedente.

Da dove provengono le risorse?

Il bilancio europeo è alimentato da due tipi di fonti: le risorse proprie e i contributi dei paesi membri. Le prime corrispondono ad una vera e propria fiscalità comune, cioè da risorse generate dal mercato interno all’Unione Europea. Il mercato crea ricchezza, che a sua volta sostiene il bilancio per le politiche dell’Unione Europea. Queste risorse provengono dai dazi imposti alla frontiera dell’Unione (al netto dei costi di imposizione, trattenuti dagli stati), da una tassa sullo zucchero, e da una piccola parte dell’IVA (equivalente in Italia allo 0,30% di ogni transazione). Se queste risorse non riescono  a coprire l’intero bilancio, il restante (il 56% nel 2017) è coperto dai contributi dei paesi membri, che devolvono una parte del gettito fiscale nazionale in proporzione al loro reddito nazionale lordo. Questi contributi sono stati in alcuni casi “corretti” per accomodare alcuni reclami di Paesi (come il Regno Unito, ma anche Danimarca, Olanda, Svezia e Germania) che contribuivano al bilancio in misura molto sproporzionata rispetto a quanto tornasse poi a loro tramite le politiche europee. Il grafico sottostante (sui dati disponibili pubblicamente qui) riassume il quadro del finanziamento del bilancio UE.

Fonte: Commissione europea


Come viene speso il bilancio?

L’infografica sottostante riassume i maggiori programmi di spesa inclusi nel budget 2019. I fondi “Smart and Inclusive Growth” sono principalmente utilizzati per rilanciare la competitività dell’economia europea. Per esempio, per sostenere la ricerca (con il programma Horizon 2020), le iniziative imprenditoriali, le infrastrutture, o per promuovere progetti di sviluppo nelle aree meno sviluppate del continente (ad esempio, il nostro Mezzogiorno). Importanti anche i fondi per la sicurezza e il controllo delle frontiere. Ulteriori esempi concreti di come verranno spese le risorse sono il sostegno alle persone in cerca di lavoro (tramite il Fondo Sociale Europeo e il Fondo Europeo di Sviluppo Regionale), il programma Erasmus+ e il supporto alla cultura. Una parte importante del bilancio (59 miliardi), infine, è volta a sostenere gli agricoltori europei: una Politica Agricola Comune (PAC) la cui storia è lunga e complessa, e che pur restando una fetta sostanziosa del bilancio ha perso di importanza negli ultimi anni. Una parte crescente della Politica agricola comune è adesso dedicata allo sviluppo sostenibile delle zone rurali.

Fonte: Consiglio dell’UE

Il bilancio UE del futuro

E’ oramai parecchi anni che si discute di una possibilità di riforma del bilancio europeo, come descritto da Fabio Masini nel suo editoriale. Le proposte fino ad oggi si sono incentrate sulla natura delle risorse utilizzate, con l’obiettivo di aumentare la quota di risorse proprie per ridurre la dipendenza sostanziale dagli stati membri; sulla dimensione del bilancio, che è ancora insufficiente per avere un impatto macroeconomco sostanziale; e sul processo di approvazione, lento ed esposto al veto degli Stati Membri.