Nel romanzo Proletkult il collettivo Wu-Ming ripercorre la vita e il pensiero di Aleksandr Aleksandrovič Malinovskij – alias Bogdanov – uno dei più noti intellettuali russi bolscevichi.

Tra le tante memorabili frasi pronunciate da Bogdanov riprese nel libro, a mio avviso, ce n’è una che spicca più delle altre: “Nessuna catena è più forte del suo anello più debole”.

Si tratta di un’immagine semplice, ma d’impatto: un senso comune che può diventare rivoluzionario.

La fase mi ha fatto riflettere sul come, in Italia, facciamo politica e, visto il tema della rubrica, parliamo di Unione europea. Sul come comunichiamo la “catena”.

In sintesi, a me sembra che lo facciamo, più o meno, così: l’Unione europea è il “più grande esperimento politico” mai realizzato. E  ha portato:

●   la pace nel Vecchio continente;

●   il Mercato unico;

●   l’Erasmus;

●   l’abbattimento dei confini;

●   la libera circolazione delle persone;

●   la fine del roaming;

●   una moneta unica.

Insomma, l’Unione è bullet proof, un portento, una catena d’acciaio. Ma non finisce qui. In questa Toy Story di messaggi preconfezionati ci sono anche i grandi rischi del nostro tempo:

●   la concorrenza di Cina e India;

●   le tendenze illiberali negli Stati Uniti d’America e in Russia;

●   il declino demografico;

●   la sfida del terrorismo globale.

Ecco allora che dobbiamo:

●   saldare i nostri legami inter-statali;

●   espandere l’Unione verso Est;

●   rafforzare il mercato più grande del mondo;

●   consolidare l’Euro come valuta globale.

Fermiamoci un attimo.

Cosa comunichiamo in questo modo? Chi è il ricevente di turno? Chi è in grado di replicare questo messaggio? E soprattutto: coloro che, ai nostri occhi, dovrebbero ri-trasmetterlo, hanno voglia di farlo?

Io ho il dubbio che, finora, siano stati semplicemente gli anelli forti a comunicare con gli anelli forti (del resto, vale anche per questo commento) replicando all’infinito gli … anelli forti.

Ma se Bogdanov avesse ragione? Se “nessuna comunicazione fosse più forte del ripetitore più debole”? Del resto, chi non ha giocato almeno una volta al telefono senza fili? In tempi di social … La nostra comunicazione potrebbe essere fallimentare.

E allora, Aleksandr Aleksandrovič, da dove ripartire? Spieghiamo “con parole semplici” fatti complessi !? Tornando alla analogia con Toy Story, non credo che sia sufficiente far “ri-vivere” i concetti: a pensarci bene, sarebbe un po’ come speculare sulla debolezza dell’elemento più fragile.

No, serve altro: un Buzz Lightyear con cui andare più in là. Verso l’infinito? Oltre? Non so. Forse, piuttosto, farei un passo indietro, umilmente, in maniera slow. E chiederei all’anello debole di cosa abbia voglia di parlare. Per sentirsi parte della catena.