La quota a disposizione
Per il settennato 2014-2020 il nostro paese è destinatario di una quota di fonte europea pari a 21 miliardi, secondo solo alla Polonia.
La programmazione viene decisa a livello europeo per un periodo di 7 anni. La decisione viene assunta dal Parlamento europeo e dal Consiglio dei ministri su proposta della Commissione.
Essa concerne il volume delle risorse da allocare, le norme giuridiche che disciplinano i fondi, le disposizioni comuni a tutti i fondi e specifiche per ciascuno di essi.
Le priorità per ciascun paese vengono decise di comune accordo tra quest’ultimo e la Commissione.
Le modalità di gestione in partenariato con l’UE
Ogni paese redige un «contratto di partenariato» che descrive le proprie priorità attraverso diversi «programmi operativi» (PO) sia di livello nazionale che regionale. I singoli Stati mettono in opera i PO attraverso i ministeri (se di livello nazionale) oppure le regioni.
Sono migliaia i progetti da valutare e mettere in opera da parte delle “autorità di gestione”.
La Commissione mette a disposizione i fondi che operano in concorso con quelli concessi dalle autorità nazionali. La Commissione e gli Stati operano congiuntamente per valutare la concreta messa in opera, la rendicontazione della spesa e la redazione di relazioni su ciascun programma. In caso di frodi o di mancata utilizzazione delle risorse la Commissione provvede a recuperare i fondi attraverso le autorità nazionali.
I principi a cui si ispira la gestione dei fondi sono la «concentrazione delle risorse» cioè la destinazione del 70% delle risorse alle regioni meno favorite e la « concentrazione degli sforzi » che consiste nel dare priorità alle iniziative volte alla crescita.
Il ruolo degli organismi nazionali
Uno dei problemi maggiori con cui si confrontano le amministrazioni sia regionali che nazionali è la complessità della gestione delle procedure di implementazione e rendicontazione che richiedono personale preparato. La scarsità di queste figure ha spesso fatto sì che quote dei fondi non venissero impegnate, spese solo in parte e, a volte, per progetti non ritenuti di centrale importanza a livello europeo (i cosiddetti «progetti sponda»). Le regioni che in passato hanno avuto problemi del genere, in maggior misura, sono quelle che hanno la dotazione più importante di fondi, quelle del Mezzogiorno. In queste regioni l’elemento critico era costituito dalle risorse umane. Una quota dei fondi è destinata specificamente a questo fine.
Considerando queste problematiche, l’Italia si è dotata, nel 2014, di una struttura volta al sostegno delle amministrazioni nazionali e regionali che hanno il compito di mettere in opera i fondi: l’Agenzia per la coesione territoriale. Sotto la vigilanza del Presidente del Consiglio ha il compito di supportare e svolgere funzioni di coordinamento in favore dei gestori.
Un elenco dei piani operativi nazionali e regionali – PON e PO – si trova nel sito dell’Agenzia per la coesione e in quello della Direzione generale affari regionali – DG Regio– della Commissione.