Il commercio internazionale è un fattore determinante per la crescita e la creazione di posti di lavoro di un paese. Misure volte a facilitare gli scambi, come la riduzione delle tariffe commerciali (le imposte sui beni importati) o l’eliminazione di altre barriere non tariffarie (ostacoli di tipo amministrativo, tecnico e fiscale), favoriscono lo sviluppo.
In tal senso l’Unione europea ha svolto e svolge tutt’ora un ruolo fondamentale. Essa, infatti, ha competenza esclusiva in materia di politica commerciale verso il resto del mondo, negoziando e concludendo accordi commerciali con Paesi terzi a nome di tutti gli Stati membri.
I benefici delle libertà fondamentali dell’Ue
Oltre a promuovere lo sviluppo del commercio mondiale, l’Unione europea, sin dalle sue origini, ha avuto un ruolo fondamentale nel favorire la libera circolazione di beni e servizi (insieme a persone e capitali) all’interno del proprio territorio. Questo è il risultato del mercato interno, un obiettivo intorno al quale è ruotato il processo di integrazione economica e divenuto realtà il 1° gennaio 1993. Oggi, esso comprende oltre 512 milioni di consumatori, 24 milioni di imprese e registra un prodotto interno lordo di oltre 15 trilioni euro.
La realizzazione di un mercato unico tra i più ampi del mondo ha portato a diversi benefici. Secondo la Commissione europea, “i benefici economici del mercato unico sono pari all’8,5% circa del PIL dell’Unione. In particolare, tra il 2004 e il 2017 gli scambi di beni e servizi all’interno dell’UE sono aumentati dal 27% del PIL al 33%, anche se gli scambi di servizi rimangono più limitati e molto al di sotto del loro potenziale”.
I benefici della concorrenza
Tutto ciò senza contare i vantaggi che l’aumento della concorrenza fra i produttori europei ha comportato per i consumatori europei, i quali hanno giovato di una generale riduzione dei prezzi e di una scelta più ampia di beni e servizi, nonché di una maggiore tutela. Numerosi sono anche i vantaggi per le imprese che possono operare in uno dei mercati più estesi del mondo, con importanti fattori di stimolo per la produttività e la competitività.
Grazie alla libera circolazione, le esportazioni di beni intra-UE, ad eccezione degli anni della crisi fra il 2007 ed il 2008, sono sempre aumentate a livello aggregato, fino a toccare 3.353€ miliardi nel 2017, un valore pari al 64% del totale delle esportazioni, mentre quelle extra-UE hanno raggiunto i 1.879€ miliardi nel medesimo anno. Il ruolo fondamentale del mercato interno è testimoniato anche dal fatto che in tutti gli Stati membri gli scambi commerciali verso gli altri partner europei sono superiori a quelli extra-UE.
E allora l’Italia?
Un Paese come l’Italia, che ha fatto dell’export il suo punto di forza, non poteva che guadagnarci da una simile opportunità. Complessivamente le esportazioni sono state in costante aumento dal 2008 e nel 2017 più della metà erano dirette verso l’Unione europea, soprattutto verso Germania e Francia. Il peso di questi due Paesi è particolarmente rilevante: essi tendono ad essere i nostri principali partner commerciali, assorbendo nel 2017 il 22,8% di tutte le esportazioni italiane. Inoltre, sempre nel 2017, a livello europeo l’Italia ha riportato una bilancia commerciale in attivo. I dati più recenti, relativi al 2018, evidenziano per le esportazioni italiane ancora un incremento del 3%, un risultato simile a quelli di Germania e Spagna ma inferiore a quello della Francia. La crescita è dipesa prevalentemente dalle esportazioni di beni verso l’Unione europea (+4,1%), mentre è stata più contenuta nel caso di quelle verso i paesi Extra Ue (+1,7 %).
Il mercato unico europeo, dunque, consente a merci, servizi, capitali e persone di circolare liberamente all’interno dell’Unione europea. Naturalmente, non tutto funziona alla perfezione. In alcuni settori, come ad esempio i servizi finanziari più innovativi per facilitare l’accesso al credito oppure i trasporti, il potenziale del mercato a favore di consumatori e piccole aziende non è stato ancora sviluppato a sufficienza. Ma si può affermare che gli stati membri beneficiano dell’accesso ad un mercato molto vasto che garantisce ai produttori europei un’ampia platea di consumatori e a questi ultimi i vantaggi di una concorrenza più sostenuta fra le imprese.