I risultati delle presidenziali del 6 maggio certificano – anche a livello politico – il sempre più marcato avvicinamento della Macedonia del Nord all’Europa e alla Nato. A vincere, contro l’avversario nazionalista, è stato infatti il socialdemocratico e filoeuropeista Stevo Pendarovski con il 51.83% dei consensi. Il
suo successo avviene a quasi un anno dalla firma dell’accordo tra il primo ministro macedone Zaev e quello greco Tsipras che ha messo fine a una lunga disputa durata 27 anni sul nome del Paese balcanico. La Grecia, sin dall’indipendenza della Macedonia, si era infatti sempre opposta all’utilizzo del nome Repubblica di Macedonia da parte dei macedoni in quanto quel nome identifica una regione greca nella parte nord del paese ai quali sono legati anche per importanti ragioni storiche. I macedoni da parte loro si sono per lungo tempo mostrati ambigui, diffondendo nel paese una narrazione spiccatamente nazionalista e legata ad Alessandro Magno, di cui hanno cercato di intestarsi l’eredità storica e culturale.

Gli effetti della disputa, tuttavia, non si sono limitati soltanto alle relazioni bilaterali, bensì hanno costituito un blocco all’avvicinamento della Macedonia all’Alleanza atlantica e all’Unione Europea che hanno da sempre considerato indispensabile un accordo con i greci prima di avviare i percorsi di adesione.

Dopo lunghi e intensi negoziati, supportati dalle Nazioni Unite e dall’Unione Europea, l’accordo di Prespa ha sancito la fine della disputa con il cambio del nome in Macedonia del Nord: un’importante segnala di apertura del Paese balcanico e un primo imprescindibile passo verso il suo ingresso in alcune tra le più importanti organizzazioni multilaterali.

I percorsi referendari e parlamentari si sono svolti con proteste di piazza sia in Grecia che in Macedonia ma, alla fine, grazie anche al coraggio dei due premier, il Parlamento greco ha ratificato l’accordo di Prespa mentre una legge di Revisione costituzionale approvata dal Parlamento di Skopje ha sancito, ufficialmente la nuova denominazione.

La strada verso l’integrazione euro-atlantica della Macedonia del nord è tracciata. Il 6 febbraio scorso è stato siglato il protocollo di adesione con la Nato e nel giro di un anno circa la Macedonia del Nord dovrebbe diventare il 30 membro della NATO.
Più lunghi si prospettano i tempi per l’integrazione del paese nell’Ue, ma le elezioni di domenica scorsa hanno confermato pieno mandato al governo socialdemocratico per i negoziati con Bruxelles. Il percorso di adesione potrebbero quindi partire già dopo l’ok del Consiglio Europeo di giugno.