In collaborazione con la Fondazione Agnelli, Europea propone una serie di schede di approfondimento sui temi dell’istruzione e della formazione.

Crescita economica, coesione sociale e partecipazione consapevole alla vita democratica dipendono fortemente dalla qualità dell’istruzione degli individui. Per questo le istituzioni europee, a partire dalla Commissione e dal Parlamento, pongono con sistematicità e continuità il rafforzamento dei sistemi di istruzione e di formazione degli Stati membri al centro della loro attenzione e azione politica.

I trattati dell’UE, tuttavia, non prevedono l’istruzione e la formazione professionale tra le competenze esclusive dell’Unione (quali, ad esempio, la concorrenza o la politica commerciale, come indicato dall’art. 3 del TFUE), né tra quelle concorrenti (come l’ambiente, l’energia o i trasporti, definite dall’art. 4 del TFUE). La competenza europea in materia di istruzione e formazione professionale si limita a sostenere, coordinare e completare l’azione degli Stati membri (articolo 6 del TFUE), senza nemmeno poter adottare atti giuridicamente vincolanti che comportino l’armonizzazione delle normative degli Stati membri.

Anche come conseguenza di tali premesse, il panorama europeo si presenta estremamente diversificato, sia per quanto riguarda le caratteristiche dei sistemi di istruzione e formazione (ad es. risorse investite, età di inizio e di fine dell’obbligo scolastico, organizzazione dei cicli, definizione dei curricoli, modalità di reclutamento dei docenti, grado di autonomia delle istituzioni scolastiche, valutazione ecc.), sia per quanto riguarda i loro risultati, nella duplice accezione di titoli formalmente conseguiti (attainment)  e di competenze effettivamente acquisite (achievement).

Le funzioni di sostegno, coordinamento e completamento delle politiche nazionali da parte dell’Unione europea si esplicano lungo tre diverse direttrici:

a. Fissazione di obiettivi quantitativi per i sistemi di istruzione e formazione dei Paesi membri. Per orientare l’evoluzione dei sistemi nazionali, l’UE e gli Stati membri hanno concordato diversi parametri da raggiungere entro il 2020:

  • la percentuale di quindicenni con competenze insufficienti nella lettura, nella matematica e nelle scienze deve essere inferiore al 15 %;
  • il tasso degli abbandoni scolastici – i cosiddetti early leavers from education and training – deve collocarsi al di sotto del 10 %;
  • almeno il 40 % dei 30-34enni deve aver completato gli studi universitari;
  • almeno il 20 % dei laureati deve aver trascorso un periodo di studio o formazione all’estero.

b. Erasmus+. Nel solco tracciato a partire dal 1987 dall’iniziativa Erasmus, che ha distribuito borse di studio a circa 3 milioni di giovani europei, Erasmus+ intende coinvolgere dal 2014 al 2020 almeno 4 milioni di studenti e adulti, consentendo loro di acquisire all’estero esperienze e competenze con attività di studio, formazione, scambio e volontariato. Il bilancio del programma raggiunge 14,7 miliardi di euro.

c. Fondi strutturali. Si tratta di risorse assegnate dall’UE ai singoli Stati membri. I principali sono il FSE (Fondo Sociale Europeo) e il FESR (Fondo Europeo di Sviluppo Regionale), la cui gestione compete agli Stati attraverso specifici programmi: i PON (Programmi Operativi Nazionali) e i POR (Piani Operativi Regionali). Il PON italiano “Per la scuola – competenze e ambienti di apprendimento” copre il periodo 2014-2020 e ha una dotazione complessiva che supera i 3 miliardi di euro.