In collaborazione con la Fondazione Agnelli, continua la serie di schede di approfondimento sui temi dell’istruzione e della formazione.
Come si è già ricordato istruzione e formazione professionale non rientrano tra le competenze esclusive o concorrenti dell’Unione, ma sono prerogativa degli Stati membri.
Anche per questo, il panorama europeo in campo educativo si presenta variegato: i sistemi scolastici sono organizzati in modi diversi e ottengono risultati diversi.
Diverse età per l’obbligo scolastico
Tra i fattori di eterogeneità del panorama europeo vi sono l’età di inizio e di fine del periodo di scolarità obbligatoria. Ad esempio, l’anno scolastico 2018-19 è iniziato obbligatoriamente a:
- 3 anni in Ungheria (scuola dell’infanzia);
- 4 anni in Irlanda del Nord (primaria), Lussemburgo e Grecia (infanzia);
- 5 anni in Inghilterra (primaria), Olanda, Austria, Bulgaria e Rep. Ceca (infanzia);
- 6 anni nella maggioranza dei Paesi europei;
- 7 anni in Estonia.
Il caso più diffuso prevede l’obbligo dall’inizio della scuola primaria, in genere a 6 anni. Si sta tuttavia diffondendo la tendenza a rendere obbligatoria anche la frequenza di una parte della scuola dell’infanzia, coerentemente con l’obiettivo europeo per cui “entro il 2020 almeno il 95% dei bambini compresi tra 4 anni e l’inizio delle primarie partecipa all’istruzione pre-primaria”. In 14 Stati membri già oggi l’ultimo anno di scuola dell’infanzia è obbligatorio. La Francia sta discutendo l’abbassamento dell’obbligo da 6 a 3 anni, novità che potrebbe diventare operativa a partire da settembre 2019.
Perché anticipare l’obbligo
Questa tendenza ad anticipare l’obbligo si basa su due constatazioni: (1) chi ha frequentato almeno un anno di pre-primaria dimostra a 15 anni risultati sistematicamente migliori di chi non lo ha fatto, indipendentemente dall’origine socio-economica; (2) la propensione a far frequentare la scuola dell’infanzia ai propri figli è minore per le famiglie svantaggiate (fonte: OCSE-PISA). La decisione di rendere obbligatoria (e gratuita) la frequenza della scuola pre-primaria paga dunque un doppio dividendo, sia in termini di efficacia, sia in termini di equità.
Diversità anche sulla fine dell’obbligo scolastico
L’ eterogeneità sulla scena europea riguarda anche l’età di termine dell’obbligo, con riflessi sulla sua durata complessiva, che varia da un minimo di 9 anni in Estonia, Croazia, Polonia e Slovenia, fino a un massimo di 13 in Olanda, Ungheria e alcuni Länder tedeschi. Far studiare tutti un anno di più comporta evidentemente un costo ingente per il sistema, ma ha un impatto positivo sui meccanismi di creazione di capitale umano e dunque sulle prospettive di crescita economica sul lungo periodo.
Per maggiori informazioni sulle caratteristiche dei sistemi scolastici in Europea si veda il sito Eurydice – Sistemi educativi e politiche in Europa. Una valutazione dei sistemi scolastici attraverso la rilevazione delle conoscenze e delle competenze degli studenti quindicenni è realizzata ogni tre anni dal Programma OECD-PISA.