Il punto debole dell’Italia, si sa, è l’enorme debito pubblico. Non tutti sanno, invece, che il risparmio privato degli italiani è tra i più elevati al mondo. Da questo punto di vista siamo sagge e previdenti formiche che non amano fare debiti. Le famiglie italiane sono state capaci di mettere da parte un patrimonio che fa invidia a molti: anche al netto degli immobili, il risparmio privato di individui e famiglie supera i 4 mila miliardi di euro, due volte e mezzo il PIL italiano.
La nostra è una ricchezza importante, che l’Italia e l’Unione europea devono preservare e investire per le prossime generazioni. L’Europa è fondamentale per tutelare i nostri risparmi, perché ha competenza esclusiva sulla politica monetaria con cui contribuisce a promuovere l’occupazione e la crescita e a coordinare la risposta degli Stati alle sfide economiche e finanziarie globali.
Moltissimi italiani sono convinti che gli arrotondamenti dovuti al passaggio da una moneta all’altra abbiano provocato un forte aumento dei prezzi e indebolito la nostra capacità di risparmiare. In realtà, dal 2000 fino all’inizio della crisi, il potere d’acquisto delle famiglie è addirittura salito del 3.5 per cento.
Perché si è diffusa questa percezione tra i cittadini italiani? Il fatto è che gli arrotondamenti si sono verificati per prodotti di uso frequente, anche se di importo modesto. Il caso tipico è quello del caffè e del cornetto al bar o della pizza a cena. Alcuni esercenti hanno approfittato della transizione per fare arrotondamenti esagerati, ma il grosso della nostra spesa (affitti, luce, gas, telefono, ecc.) non ha subito nessun arrotondamento e anche per i prodotti industriali gli arrotondamenti sono stati praticamente inesistenti.
L’inflazione danneggia tutti, ma danneggia di più chi ha di meno.
Il tasso di inflazione, l’incubo dei risparmiatori, negli anni dell’euro è stato molto più basso di quello degli anni con la lira, con importanti benefici per il nostro risparmio. Basti pensare che il costo medio dei mutui per gli italiani era, secondo i dati di Banca d’Italia, intorno al 10 per cento nella seconda metà degli anni ’90 con la Lira, e al 4 per cento con l’Euro. Una bella differenza per le nostre rate mensili da pagare.
L’affidabilità e la forza dell’Euro hanno anche permesso forti vantaggi per le imprese, che hanno ottenuto prestiti più convenienti, e anche enormi risparmi nel servizio del debito del nostro Paese: nel 1996 gli italiani hanno pagato l’equivalente di 115.6 miliardi di euro di interessi sul debito pubblico. Nel 2017 ne abbiamo pagato oltre il 40% in meno, 65.5 miliardi di euro. Non stiamo parlando di bruscolini.
Non tutto è oro quello che è Euro.
La fiducia e la solidarietà tra gli Stati che hanno adottato l’Euro come moneta comune è in risalita . Tuttavia in Italia la fiducia nell’euro è ancora inferiore rispetto alla media degli altri paesi spingendo, soprattutto nell’attuale clima di incertezza, gli investitori a “pesare” diversamente i vari rischi paese nell’Eurozona. E noi paghiamo il conto.

Italiani, risparmiatori europei