I richiedenti asilo rappresentano una percentuale significativa dei migranti che ogni anno arrivano in Europa. Si tratta di persone che chiedono protezione per ragioni legate alla situazione nei rispettivi paesi d’origine, spesso affrontando viaggi difficili o – alle volte – utilizzando i corridoi umanitari garantiti attraverso l’Alto Commissariato ONU per i rifugiati o alcune ONG attive in questo settore. Tuttavia dopo il picco del 2015 in cui oltre 1 milione di persone sono arrivate in Europa (principalmente in Germania) chiedendo protezione i numeri si sono significativamente ridotti e nel 2018 si sono registrate 500.000 domande di protezione principalmente concentrate in Germania (130.000), Francia (116.000) seguite da Italia, Spagna e Grecia.
Una politica comune europea esiste
Data l’importanza del fenomeno legato alla protezione internazionale non sorprende la costante richiesta da parte del pubblico di sviluppare una politica comune in questo settore. In pochi però sanno che ormai da quasi 20 anni una politica esiste e rappresenta una delle aree maggiormente sviluppate del diritto comunitario nell’ambito della migrazione.
Il Sistema Comune Europeo di Asilo si compone di quattro strumenti fondamentali: la direttiva ‘qualifiche’ che definisce le categorie di persone che hanno titolo alla protezione, la direttiva ‘accoglienza’ che stabilisce standard minimi validi in tutta l’Unione Europea, la direttiva ‘procedure’ con cui vengono regolamentati i procedimenti che portano alla valutazione della domanda di protezione internazionale, ed infine il ben più conosciuto regolamento di Dublino in cui si definiscono i criteri per stabilire quale paese sia responsabile per valutare una domanda di asilo. Obiettivo di fondo di tutti questi strumenti è quello di evitare che le domande di asilo diventino una sorta di lotteria, cercando di garantire che ogni richiesta sia valutata secondo standard equivalenti a prescindere dal paese in cui questa viene effettivamente proposta. Un principio fondamentale per assicurare il buon funzionamento del sistema di libera circolazione in Europa.
Accanto a questi meccanismi di carattere legislativo/regolamentare si è sviluppato negli ultimi anni il settore della cooperazione operativa principalmente ad opera dell’Ufficio Europeo di sostegno per l’Asilo (EASO), con sede a Malta, ma che possiede antenne e progetti anche in Italia.
Responsabilità e solidarietà: questo è il problema
Da anni ormai si discute in Europa di come bilanciare i principi di responsabilità e solidarietà, entrambi esplicitamente previsti all’Articolo 80 del Trattato. Il tema di fondo resta quello di come assicurarsi che i paesi dove arrivano la maggior parte dei richiedenti asilo non debbano gestire da soli il peso dell’accoglienza. Nel 2015 la Commissione Europea aveva lanciato un ampio programma di ricollocamento che ha consentito, ad esempio, di trasferire dall’Italia oltre 10.000 richiedenti asilo in 19 paesi. Con quel primo programma giunto a esaurimento dopo due anni il dibattito resta aperto con posizioni radicalmente diverse tra i diversi Stati Membri e con il Parlamento e la Commissione che continuano a proporre un sistema strutturato di solidarietà a carattere permanente. L’importanza di un sistema di distribuzione equilibrato risulta del tutto evidente guardando ai dati. Nel 2018 ad esempio su circa mezzo milione di richiedenti asilo oltre il 70% sono stati gestiti da 5 paesi (Germania, Francia, Italia, Grecia, Spagna), mentre il restante 30% dai rimanenti 23 stati membri.