Il nostro paese ha una forte vocazione al commercio internazionale. Le nostre esportazioni rappresentano circa il 26% del nostro PIL nel 2018, una percentuale superiore ad altre economie comparabili come la Francia (24%) o la Spagna (21%).
Diversi studi mettono in evidenza come siano le nostre imprese migliori ad esportare: quelle che crescono, assumono e che hanno trainato la ripresa negli ultimi anni. Dall’altro lato, l’Italia importa beni per il 23% del PIL, ricoprendo un ruolo importante in alcune catene globali del valore, dal manifatturiero all’agroalimentare. Una politica commerciale votata all’apertura e alla competizione internazionale non solo permette ai consumatori e alle imprese di avere accesso alle migliori tecnologie e ai prezzi più convenienti, ma rende anche il nostro sistema più competitivo.
Cosa c’entra l’Europa?
Beh, l’Europa è innanzitutto la più grande area di libero scambio del mondo. Grazie al mercato unico le nostre aziende e i nostri consumatori hanno accesso ai prodotti e ai mercati di tutti i paesi dell’Unione, più paesi come la Norvegia, il Liechtenstein e l’Islanda (a cui si applicano le regole di libera circolazione del mercato interno) e la Svizzera (che ha firmato un trattato di libero scambio con l’Unione). Non è un caso, dunque, che la stragrande maggioranza delle nostre esportazioni e importazioni è destinata o proviene dai paesi europei. In aggiunta, l’Unione gestisce in maniera esclusiva la politica commerciale verso il resto del mondo, con l’obiettivo di promuovere lo sviluppo armonioso del commercio mondiale‚ la graduale soppressione delle restrizioni agli scambi internazionali e agli investimenti esteri diretti, e la riduzione delle barriere doganali. Ciò significa che al tavolo delle trattative per i trattati di libero scambio non siedono quindi i singoli stati membri, bensì la Commissione Europea, incaricata dal Consiglio dell’Unione di condurre le negoziazioni in loro rappresentanza.
Un solo gigante, tanti vantaggi per tutti
Questo ha un doppio vantaggio. Da un lato, evita che la frammentazione o la rivalità tra i singoli stati possa portare a conflitti dannosi. Dall’altro, fa dell’Unione un gigante, il secondo esportatore e importatore mondiale in ogni trattativa commerciale: un peso non comparabile a quello che avrebbe ognuno dei singoli stati membri. Ciò permette all’Unione di ottenere condizioni migliori, e di garantire più efficacemente condizioni di trasparenza e tracciabilità (per esempio, nel caso dei prodotti alimentari).
I benefici in concreto
Hanno fatto notizia di recente i numerosi accordi commerciali che l’UE ha negoziato, o ha concluso, con altri partner globali. tra questi ricordiamo il trattato di libero scambio con il Canada (il CETA) che ha avuto il via nel settembre 2017 . Questo accordo ha dimostrato in questo primo anno di portare molti vantaggi per le nostre imprese e per i nostri consumatori, tutelando la salute e le eccellenze. L’Italia sembra aver avuto notevoli benefici: dal settembre 2017, quando l’accordo CETA è entrato (provvisoriamente) in vigore, l’export agroalimentare verso il Canada è cresciuto del 7,4%.
E’ da poco entrato in vigore (il 1 febbraio scorso) anche l’accordo di partenariato economico con il Giappone, il più grande mai realizzato per il livello delle due economie, ma l’Unione continua a muoversi anche su altri fronti, cercando ad esempio di far valere le proprie ragioni sulle regolamentazioni anti-dumping, nei confronti della Cina. Al contrario, il trattato con gli Stati Uniti, nonostante avrebbe avuto delle conseguenze geopolitiche ed economiche probabilmente positive, sta attraversando maggiori difficoltà a causa di numerose criticità.
Per non farsi del male
Si sente spesso dire che l’Italia dovrebbe chiudere le frontiere, aumentare il livello di protezionismo, e guardarsi dai propri alleati europei. Tuttavia, la parte migliore della nostra economia cresce grazie al commercio internazionale, e i partner europei sono i paesi con gli interessi maggiormente allineati ai nostri. Quale sarebbe il potere contrattuale di 28 staterelli nei confronti di giganti come Cina e Stati Uniti? Quale sarebbe il futuro di quelle aziende che esportano e sono integrate nelle catene di produzione globali? E’ innegabile che muoversi all’unisono in termini di politica commerciale sia per gli stati europei la scelta vincente, a favore delle imprese e dei consumatori.