L’economia dei dati

Secondo la Commissione Europea, nel 2016 nell’Unione europea il valore dell’economia dei dati si è attestato a 300 miliardi di euro e si è registrata la presenza di circa 134.000 imprese fornitrici di dati.

I dati sono diventati una risorsa essenziale per la crescita economica, la creazione di posti di lavoro e il progresso sociale e sono, inoltre, riconosciuti come risorsa sempre più necessaria per lo sviluppo di nuove tecnologie quali intelligenza artificiale (IA) e Internet delle cose (IoT).

I dati del settore pubblico

I soggetti pubblici, nell’esercizio delle loro funzioni, producono e raccolgono enormi quantità di dati.

Queste informazioni rappresentano una risorsa preziosa per l’economia digitale: non soltanto esse vengono utilizzate come input per la creazione di applicazioni e servizi basati sui dati, ma assicurano anche maggiore efficienza nella prestazione di servizi pubblici e privati e nell’adozione di decisioni più informate, oltre a stimolare la crescita economica ed a promuovere l’impegno sociale.

Secondo la Commissione Europea, il valore complessivo derivante dal riutilizzo delle informazioni del settore pubblico potrebbe crescere dai 58 miliardi del 2018 a 194 miliardi nel 2030.

Per garantire la valorizzazione di tale patrimonio digitale i dati devono essere “aperti” (open data) ossia liberamente accessibili e, soprattutto, riutilizzabili per qualsiasi scopo senza vincoli di natura reale.

L’apertura dei dati del settore pubblico, dunque, viene stimolata ed incoraggiata non soltanto per garantire la trasparenza della pubblica amministrazione, ma, soprattutto, per consentire lo sfruttamento economico dei dati, con conseguente beneficio per l’economia.

Peraltro, i vantaggi derivanti dall’apertura immediata dei dati superano di gran lunga i costi sostenuti dalla pubblica amministrazione, in base a un rapporto costi-benefici che attualmente, secondo la Commissione, si attesta intorno a 26:1.

Il mercato unico digitale

La valorizzazione del patrimonio informativo pubblico è una della priorità dell’Agenda Digitale Europea (il documento che fissa obiettivi per la crescita nell’Unione europea (UE) da raggiungere entro il 2020).

Uno dei pilastri dell’Agenda Digitale Europea è lo sviluppo del mercato unico digitale (Digital Single Market) attraverso, tra l’altro, l’eliminazione degli ostacoli e delle barriere esistenti nei diversi contesti nazionali che limitano un ampio riutilizzo dell’informazione del settore pubblico, creando altresì le condizioni più favorevoli per lo sviluppo di servizi e la possibilità di contribuire in modo concreto alla crescita economica

La strategia del mercato unico digitale intende garantire che l’economia, l’industria e la società europee traggano il massimo vantaggio dalla nuova era digitale.

La legislazione europea e la nuova direttiva

L’Unione Europea si è occupata del riuso dei dati detenuti dal settore pubblico sin dal 2003 (direttiva sul riutilizzo dell’informazione del settore pubblico – Public Sector Information, PSI) finalizzata ad per agevolare il riutilizzo dell’informazione del settore pubblico in tutta l’UE tramite l’armonizzazione delle condizioni di base di tale riutilizzo e la rimozione dei principali ostacoli che si frappongono ad esso nel mercato interno.

La direttiva è stata sostanzialmente modificata nel 2013 con l’introduzione dell’obbligo di consentire il riutilizzo dei dati pubblici generalmente accessibili, l’ampliamento dell’ambito di applicazione, l’introduzione di una regola standard di tariffazione che limita le tariffe ai costi marginali per la riproduzione, la messa a disposizione e la divulgazione delle informazioni, e l’obbligo per gli enti pubblici di garantire maggiore trasparenza.

A distanza di 5 anni, la Commissione Europea, in considerazione dei profondi cambiamenti intervenuti e relativi essenzialmente ai progressi delle tecnologie digitali, ha avvertito nuovamente l’esigenza di una revisione della normativa in questione e nel 2018 ha, dunque, proposto un pacchetto di misure come passo fondamentale verso la creazione di uno spazio comune dei dati nell’UE, tra cui, appunto, la revisione della direttiva PSI, approvato dal Parlamento Europeo il 4 aprile.

L’obiettivo è contribuire al rafforzamento dell’economia dei dati dell’UE grazie a iniziative volte ad aumentare la quantità di dati del settore pubblico messi a disposizione per il riutilizzo, a garantire una concorrenza leale e un facile accesso ai mercati basati sull’informazione del settore pubblico e a promuovere l’innovazione a livello transfrontaliero basata sui dati.

La revisione dovrebbe consentire un accesso più agevole e più veloce ai dati detenuti dal settore pubblico, un aumento dell’offerta di dati per sostenere l’economia e una società moderna basata sui dati e la promozione dell’uso dei dati aperti nell’UE.

Tra le principali novità previste dalla nuova Direttiva PSI si segnalano:

  • il rafforzamento del principio della gratuità dell’accesso a i contenuti del settore pubblico;
  • l’introduzione del concetto di dataset ad alto valore, quali le statistiche o i dati geo-spaziali che dovranno essere resi disponibili gratuitamente tramite un’interfaccia di programmi applicativi (Application Programming Interfaces – API);
  • l’estensione, a determinate condizioni, dell’ambito di applicazione della direttiva alle imprese di servizio pubblico nel settore dei trasporti e dei servizi di pubblica utilità;
  • la maggiore disponibilità di dati in tempo reale mediante l’uso di interfacce API al fine di favorire lo sviluppo di prodotti e servizi innovativi (ad esempio applicazioni per la mobilità) da parte delle imprese e, soprattutto, delle start up;
  • l’estensione dell’ambito di applicazione della direttiva anche ai dati della ricerca finanziata con fondi pubblici.