L’operazione Sophia, tecnicamente European Union Naval Force in the South Central Mediterranean (EUNAVFOR Med), è la prima operazione militare di sicurezza marittima europea che opera nel Mediterraneo centrale. Esempio di elevata integrazione delle componenti militari e di polizia europee, s’inquadra nel più ampio impegno dell’UE volto ad assicurare il ritorno della stabilità e della sicurezza in Libia e nel Golfo di Sicilia.

Un’operazione militare contro il traffico di migranti

La genesi dell’operazione è da ricercarsi nella tragedia umanitaria in corso negli ultimi anni nelle acque del Mediterraneo, che rappresenta per rifugiati e migranti la rotta marittima a maggiore rischio di decessi del mondo. Lo scopo principale dell’operazione è quindi il contrasto al traffico illecito di esseri umani e individuare, fermare e mettere fuori uso imbarcazioni e mezzi usati o sospettati di essere usati dai trafficanti di esseri umani, ma anche di armi e di petrolio, nel pieno rispetto del diritto internazionale. Grazie all’operazione Sophia sono stati arrestati 151 sospetti trafficanti e 551 imbarcazioni sono state sottratte alle organizzazioni criminali.

Contrastando le reti criminali libiche e internazionali, l’operazione Sophia ha quindi contribuito alla forte riduzione dei flussi migratori negli ultimi anni. Le operazioni di ricerca e soccorso dei migranti non rientrano invece nel mandato assegnato alla missione Sophia. Per tale compito, l’Italia è stata e continua invece ad essere assistita dall’Unione europea attraverso altre operazioni (Triton e Themis). Cionondimeno, la salvaguardia delle vite in mare è un obbligo ineludibile che deriva dalle fonti del diritto internazionale, in adempimento al quale anche i dispositivi in servizio per la missione EUNAVFOR MED si sono prestati attivamente con il soccorso di 44’900 persone in pericolo di vita nell’arco di tre anni.

Un’operazione guidata dall’Italia nell’interesse degli italiani e di tutti gli europei

All’operazione partecipano 27 su 28 Stati membri dell’Unione europea che contribuiscono direttamente alle spese, pari complessivamente a circa 1 milione di euro a trimestre. All’Italia è stato assegnato il comando dell’intera missione, che ha la sede operativa a Roma, ma anche della task force in mare per corrispondere al suo primario interesse di sicurezza dell’area mediterranea. Esso non consiste soltanto nel limitare la pressione migratoria, ma anche nel tutelare i traffici commerciali e le attività legate alla pesca, nonché nel neutralizzare le minacce riconducibili alla criminalità transnazionale, al jihadismo e al terrorismo verso le quali tutta l’Europa guarda con apprensione.

Un importante accordo di cooperazione è stato siglato tra EUNAVFOR MED e la Procura Nazionale Antimafia e Antiterrorismo. Esso ha l’obiettivo di migliorare la condivisione dei dati e migliorare i processi investigativi per tutte le istituzioni coinvolte, facilitando altresì l’identificazione dei criminali e delle loro organizzazioni che lucrano con il traffico di esseri umani.

Proseguimento a rischio?

Il 21 dicembre 2018 il Consiglio dell’Unione europea ha esteso il mandato dell’operazione fino al 31 marzo 2019. I vertici dell’Unione europea, tra cui il Commissario per le migrazioni Dimitris Avramopoulos e l’Alto rappresentante Federica Mogherini hanno dichiarato che il rinnovo della missione dipende in particolare dalle valutazioni che ne farà il governo del Paese che ne detiene il comando. Dal governo italiano è emersa la richiesta di modifica delle attuali regole d’ingaggio che prevedono che i migranti eventualmente soccorsi nel Golfo di Sicilia debbano essere condotti sul territorio italiano. Negli ultimi sei mesi di attività nessun migrante è stato soccorso dalle navi impegnate nell’operazione Sophia.