di Marcello Clarich
L’esigenza di semplificare e accelerare le procedure amministrative, di dare maggiore certezza ai cittadini e alle imprese nei rapporti con le pubbliche amministrazioni è largamente avvertita in Italia. Le classifiche internazionali sui punti di debolezza strutturali del nostro paese, con effetti negativi per l’attrazione degli investitori stranieri e di crescita economica, ci vedono in posizioni arretrate.
I costi della burocrazia
Uno dei fattori di maggior criticità è dato proprio dalla complessità e farraginosità del sistema amministrativo italiano. La lentezza delle procedure e i costi per gli adempimenti burocratici penalizzano gli operatori economici, specie le imprese di piccola dimensione. Il World Economic Forum, che valuta annualmente la competitività globale, ci colloca al 136° posto su 138 Paesi per quanto riguarda l’onere per le imprese derivante dal rispetto degli obblighi imposti dalla pubblica amministrazione (autorizzazioni, relazioni, ecc.). Tentativi di avviare politiche di semplificazione amministrativa sono stati condotti ripetutamente dai governi almeno dai primi anni ‘90. Anche il governo attuale ha annunciato uno sforzo specifico in questo senso.
Interventi Ue: regole chiare e procedure più snelle
In realtà, molti ostacoli all’avvio di attività economiche sono stati rimossi negli anni passati proprio grazie a interventi normativi a livello europeo. Tra i tanti esempi si possono ricordare il regime di autorizzazione vincolata all’apertura di istituti di credito imposta dalla direttiva europea al posto del regime di concessione discrezionale previsto dalla legge bancaria del 1936. Quest’ultima assegnava alla Banca d’Italia il potere di valutare il cosiddetto “bisogno di mercato”, cioè la presenza di un numero sufficiente o insufficiente di istituti di credito secondo un criterio di equilibrio tra domanda e offerta di servizi bancari e secondo una logica programmatoria e pianificatoria. Si pensi ancora ai grandi servizi pubblici (energia elettrica, gas, comunicazioni elettroniche, trasporti), oggetto di politiche di liberalizzazione da parte di direttive europee emanate negli anni ‘90, che hanno aperto il mercato alla concorrenza e consentito l’ingresso di nuovi operatori. In alcuni settori (per esempio le comunicazioni elettroniche) quest’ultimo può avvenire sulla base di autorizzazioni generali, cioè di mere comunicazioni dell’intenzione di avviare una certa attività.
Il percorso di modernizzazione tracciato dalla direttiva servizi
Ma una vera e propria rivoluzione, culturale prima ancora che giuridica, in tema di semplificazioni amministrative si è avuta una decina di anni fa con la direttiva servizi (cosiddetta direttiva Bolkestein), recepita in Italia nel 2010, che pone una serie di principi e criteri in materia di concessioni e di autorizzazioni molto innovativi. Il decreto di recepimento ha colto in realtà solo in minima parte le potenzialità della direttiva, ma nulla impedirebbe al Governo e al Parlamento di intraprendere un cammino più virtuoso.
Per promuovere la libertà di stabilimento e la libera circolazione dei servizi, la direttiva limita al minimo i casi di restrizioni all’accesso alle attività economiche, operate attraverso autorizzazioni e abilitazioni rilasciate in via preventiva. Il principio generale è che per avviare un’attività basta una comunicazione preventiva. Inoltre, i regimi di autorizzazione, se giustificati dall’esigenza di tutelare interessi pubblici tassativamente individuati, non devono porre requisiti discriminatori o eccessivamente restrittivi. Se il numero delle autorizzazioni non può essere illimitato per ragioni tecniche (per esempio la ristrettezza fisica dello spettro elettromagnetico) il fornitore dei servizi deve essere scelto tramite una procedura di gara aperta e trasparente. Le procedure amministrative devono essere semplificate al massimo, devono comportare costi minimi, devono concludersi in tempi certi e ragionevoli. Gli Stati membri devono istituire sportelli unici ai quali i privati possono rivolgersi per informazioni e per porre in essere tutti gli adempimenti. Gli uffici devono fornire assistenza ai privati fornendo chiarimenti non solo sulle normative applicabili, ma anche su come esse vengono generalmente interpretate. Per l’espletamento delle formalità deve essere garantita la modalità elettronica.
La direttiva è stata corredata anche da un manuale pratico per la sua attuazione.
È stato istituito un portale per poter accedere ai punti di contatto con le amministrazioni di tutti gli Stati membri. Un nuovo pacchetto di misure per rendere più semplice la prestazione dei servizi da parte delle imprese e dei professionisti è in corso di perfezionamento.
Liberare le potenzialità del nostro Paese
La direttiva servizi potrebbe dunque costituire una guida utile per lanciare un nuovo programma di semplificazione burocratica magari affidato a una taskforce di esperti da istituire presso la presidenza del Consiglio dei ministri o il ministero per la Pubblica amministrazione. Se il diritto europeo traccia anche in questo ambito le coordinate per una modernizzazione del nostro paese, benefici concreti per i cittadini e le imprese potranno derivare solo da un impulso convinto da parte dei responsabili della politica nazionale.